lunedì 4 giugno 2012

PRAP POTENZA,PERSISTENTI CRITICITA'



Prateria americana


Le "libere praterie" del Prap di Potenza sono nuovamente oggetto d'attenzione da parte del Segretario regionale del Sappe che denuncia pubblicamente  la pletorica presenza di personale di Polizia Penitenziaria, ben 6 unità,presso il servizio di rappresentanza del Provveditorato guidato da un ufficiale del disciolto corpo degli agenti di custodia.La sensazionale notizia ha dell'incredibile perchè,verosimilmente,nemmeno all'ufficio omologo presso il  DAP  ci sarà tanto personale impiegato.Pare,peraltro,che gl'impegni siano così tanti da costringere il personale in servizio alla rappresentanza del Prap di Potenza a svolgere lavoro straordinario tutti i mesi! 

martedì 29 maggio 2012


COMUNICATO STAMPA SAPPe


ALLA C.A.
ORGANI DI STAMPA
LORO SEDI

COME E’ NOTO, DOMANI 29 MAGGIO 2012 AVRA’ LUOGO LA CERIMONIA CELEBRATIVA DELLA FESTA DEL CORPO REGIONALE, A POTENZA. IL SAPPE NON INTERVERRA' ALLA MANIFESTAZIONE PER I SEGUENTI MOTIVI:
 1) MANCATO RISPETTO DEGLI ACCORDI PRESI AI FINI DI UNA REGOLARE ROTAZIONE DELLA SEDE DOVE SVOLGERE LA FESTA ANNUALE; 2) SCARSISSIMA ATTENZIONE CIRCA LE EFFETTIVE PROBLEMATICHE DEL PERSONALE DEL CORPO : ORGANICI DA TEMPO INADEGUATI E INSUFFICIENTI, CONDIZIONI DI LAVORO INTOLLERABILI, POSTI DI SERVIZIO FATISCENTI, APERTURE DI SEZIONI SENZA INTEGRAZIONE DI RISORSE UMANE; 3) INDISPONIBILITA’ ALLA DIALETTICA DEL PROVVEDITORATO REGIONALE CON LE OO.SS.; 4) INVITI RIVOLTI ALLE AUTORITA’ DIRIGENTI, AI COMANDANTI DI REPARTO E AI COORDINATORI DEI NUCLEI DEGLI ISTITUTI DI MATERA E DI MELFI, CON RISERVA DI CONOSCERE LE ADESIONI DEL PERSONALE, QUASI A TITOLO DI VOLONTARIATO, PER ORGANIZZARE IL TRASPORTO. SOLO 3 GIORNI PRIMA DELLA CERIMONIA LE SEDI DI MATERA E MELFI SONO STATE INTERESSATE PER FORNIRE PERSONALE PER IL PICCHETTO; 5) APPARE EVIDENTE CHE NON SUSSISTONO LE RAGIONI PER FESTEGGIARE UN EVENTO DA CUI LA POLIZIA PENITENZIARIA RISULTA IN SOSTANZA ESCLUSA, DAL MOMENTO CHE I PROTAGONISTI NON SONO STATI COMPRESI TRA I PARTECIPANTI. PER QUESTI MOTIVI GLI ADERENTI AL SAPPE DELLA REGIONE BASILICATA SI ASTERRANNO DALLA MENSA DI SERVIZIO IL GIORNO DELLA CERIMONIA CELEBRATIVA DELLA FESTA DEL CORPO.
Melfi lì 28 Maggio 2012
                                                           Il Segretario regionale  Sappe
                                                                          Giuseppe Manniello                                    

venerdì 13 aprile 2012

LE INIZIATIVE DEI RADICALI PER L'AMNISTIA


 Rita  Bernardini
                                                                

CARCERI, BERNARDINI: OLTRE 1500 LE ADESIONI ALLA MARCIA DEL 25 APRILE, TRA I PROMOTORI CGIL, CISL E UGL


venerdì 13 aprile 2012

Le carceri, finalmente dopo anni, cominciano ad avere un piccolo spazio nella cronaca dei giornali e delle televisioni. Eppure non basta. L’emergenza sovraffollamento, aggravata dalla lentezza dei processi rendono i penitenziari italiani ghetti dove i detenuti vengono “parcheggiati” per anni, spesso in attesa di giudizio, e senza la garanzia dei diritti umani fondamentali. Nella speranza di cambiare le cose, di incidere sull’opinione pubblica e sulle istituzioni i Radicali scenderanno in piazza il 25 aprile, con una marcia per l’amnistia che percorrerà le vie della Capitale. E’ la seconda nella storia del movimento guidato da Marco Pannella, la prima era stata nel Natale 2005. Un appuntamento che sta ricevendo diverse adesioni, come spiega la deputata Rita Bernardini.
Sono oltre 1500 coloro che hanno già preannunciato la propria partecipazione a questo appuntamento e più di 500 quelli che, con il Partito Radicale, hanno scelto di farsi promotori della marcia che, come quella di Natale del 2005, sarà aperta da Don Antonio Mazzi insieme a Don Luigi Ciotti e Don Andrea Gallo, e che gode del sostegno di numerosi cappellani delle carceri e di altri religiosi tra cui Vescovi della Basilicata”, scrive Bernardini sul suo blog.
 ”Nel comitato promotore anche la Chiesa Valdese, rappresentata da Maria Bonafede, moderatora della Tavola Valdese, e la Coreis, Comunità religiosa islamica; le maggiori sigle sindacali come CGIL Nazionale, CISL, UGL , i sindacati di Polizia Penitenziaria UILPA e OSAPP e quello dei direttori penitenziari, Si Di Pe, la CGIA di Mestre, con Giuseppe Bortolussi e l’Unione Camere Penali“, prosegue la deputata radicale.
Sono tantissimi i rappresentanti del mondo politico che sostengono l’iniziativa,  da Giuliano Amato a Rita Levi Montalcini, arrivando  al sindaco di Milano Giuliano Pisapia, quello di Padova Flavio Zanonato e centinaia tra parlamentari e consiglieri comunali, regionali e provinciali. Tra i promotori della marcia anche molti accademici, come Giuseppe Di Federico, Margherita Hack, Fulco Lanchester, Antonio Martino e Gianfranco Pasquino; personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, giornalisti e testate come la rivista cattolica Tempi, Il Foglio e il Manifesto, e realtà tra le più importanti del’associazionismo e del volontariato, come la Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia, oltre a numerosi garanti dei diritti dei detenuti e familiari tra cui Ilaria Cucchi, Lucia Uva e Rudra Bianzino.

domenica 1 aprile 2012

"PROBATION OFFICER"

Serve un concreto controllo su quelle forme di libertà condizionata alle finalità di recupero. Spesso emerge in modo molto evidente l'abuso che molti detenuti fanno di queste agevolazioni sulla pena.
Inoltre sarebbe opportuno istituire anche in Italia la figura e la pratica del "probation officer", soggetto già esistente ed operante con successo nei paesi di cultura anglosassone, il quale è un funzionario dello Stato che ha l'esclusivo compito di seguire e controllare da vicino il percorso riabilitativo del detenuto in "probation".
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Il periodico evento di amnistie e decreti c.d. "svuota-carceri", pratica che si ripete ormai con una cadenza quasi rituale e sempre più frequente, mette in luce un dato di evidenza pressoché lapalissiana: il sistema giudiziario e quello carcerario non sono in grado di reggere la mole di lavoro loro portata dall'attività delle forze dell'ordine, nonostante che questa venga, a sua volta, da taluno considerata insufficiente; in altre parole la magistratura non è in grado di gestire con la necessaria rapidità le pendenze processuali e ciò provoca da un lato generose concessioni di libertà provvisoria e scarcerazioni per decorrenza termini per soggetti potenzialmente pericolosi, dall'altro un affollamento, ben oltre la capienza massima, delle nostre strutture detentive.Le Forze dell'Ordine, a loro volta, sono state accusate di essere numericamente eccessive se paragonate con quelle degli altri paesi.Per prima cosa i confronti andrebbero effettuati con nazioni che siano (per struttura statuale, condizioni generali, temperamento della popolazione e dimensioni) abbastanza similari al nostro, come ad es. Francia e Spagna e si può a questo punto notare come la sommatoria Polizia+Carabinieri+circa quel 20% della G.di F. che si occupa di indagini giudiziarie, superi più o meno di circa il 10% l'addizione Gendarmerie Nazionale + Police Nazionale nei cugini d'oltralpe, analogamente potendosi dire per la Spagna data anche, in quest'ultimo caso, la differenza di popolazione. Consideriamo inoltre anche che i predetti due paesi dispongono, come tutti gli altri ed analogamente al nostro, di strutture di polizia fiscale, di sorveglianza carceraria, di polizia di confine (in Germania quest'ultima fornisce il personale delle c.d. "teste di cuoio") e di gendarmeria campestre, oltre che di polizia locale, dati che generalmente, nel computo di questo genere di statistiche-raffronto, vengono conteggiati solo a svantaggio del nostro paese ignorandoli invece per l'estero.Per cui si è del parere che la polemica sul presunto eccesso di forze di polizia in Italia sia sostanzialmente infondata, dal momento che la sopra menzionata maggiore percentuale di effettivi penso possa essere pienamente giustificata dalla circostanza che sul nostro territorio (a differenza degli altri paesi) sono storicamente presenti e radicate ben quattro organizzazioni criminali, che contano decine di migliaia di affiliati, rendendo quindi necessaria, per le forze dell'ordine, l'esigenza basilare di una consolidata superiorità numerica. Consideriamo infine come nei predetti paesi esteri sia molto più sviluppato, rispetto al nostro, l'istituto delle polizie private (300.000 addetti in Inghilterra e più di 4.000.000 negli U.S.A., a fronte di meno di 100.000 da noi), situazione che comunque genera un maggiore costo economico per quelle comunità nazionali.Aggirando quindi lo spinoso problema della riforma giudiziaria e dando per scontata l'opportunità di un potenziamento dell'apparato detentivo, mi soffermerei piuttosto sul problema della certezza della pena e sull'esigenza di un effettiva esecuzione di questa, pur senza rinunciare alle possibilità di redenzione del detenuto costituzionalmente previste, riducendo quindi l'eccessiva generosità della nota legge Gozzini, con l'attuazione di quegli standards detentivi minimi vigenti negli altri paesi e, soprattutto, con l'esercizio di un concreto controllo su quelle forme di libertà condizionata alle finalità di recupero. Spesso infatti emerge in modo molto evidente l'abuso che molti detenuti fanno di queste agevolazioni sulla pena finalizzate al loro reinserimento sociale che vigono anche in altre nazioni, ma che in Italia, ferma restando l'attività svolta in merito dagli operatori sociali,non sono soggetti a particolari controlli,al di là di quelli affidati agli operatori sociali per la parte di competenza,se non a quello generico delle forze dell'ordine che, dati i sovrabbondanti impegni di queste, non può che essere saltuario. In ogni eclatante occasione di questi abusi si assiste invariabilmente alla polemica tra accusatori e sostenitori di tale sistema, sostenendo apertamente i primi l'inutilità e la pericolosità di questo e rivendicando i secondi asseriti maggiori ma meno clamorosi benefici dello stesso, nell'ottica per cui "fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce" (ma la foresta che cresce si dovrebbe almeno vedere).Per ovviare a questi aspetti negativi ritengo che sarebbe opportuno istituire anche in Italia la figura e la pratica del "probation officer", soggetto già esistente ed operante con successo nei paesi di cultura anglosassone, il quale è un funzionario dello Stato che ha l'esclusivo compito di seguire e controllare da vicino il percorso riabilitativo del detenuto in "probation" (ovviamente ognuno di costoro segue più elementi in prova), intervenendo e denunciando abusi o violazioni delle normative generiche o specifiche relative all'agevolazione concessa. Nel nostro Paese sarebbe opportuno che gli incaricati di tali servizi venissero tratti dai ranghi della Polizia Penitenziaria o delle altre forze dell'ordine, dato l'implicito onere di doversi esporre ad eventuali minacce provenienti dai soggetti controllati, requisito che non è istituzionalmente possibile pretendere dal normale impiegato.
Di Giaguaro - Affari Italiani

mercoledì 28 marzo 2012

IL CARCERE ITALIANO IN PILLOLE

Sono 67.510 i reclusi in Italia, 45.572 i posti disponibili. Un tasso di sovraffollamento del 149% contro il 99% della media europea.
Resta alto il numero dei suicidi: 68 nel 2011. E dal 2000 sono 85 gli agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita.



67.510 i detenuti nelle carceri
45.572 i posti disponibili
28.457 i detenuti in carcerazione preventiva
47 i detenuti eccedenti ogni 100 posti disponibili
68 i suicidi in carcere nel 2011
85 i suicidi tra gli agenti di polizia penitenziaria dal 2000 ad oggi
99% l’indice di sovraffollamento nelle carceri europee
149% in italia
1.491 i condannati all’ergastolo
7.311 i detenuti con meno di 25 anni
20,68% la percentuale di detenuti che lavora
3, 95 miliardi di € le risorse a disposizione nel 2007
2, 77 miliardi di € nel 2010
134 milioni di € la situazione debitoria dell’amministrazione penitenziaria
25mila i detenuti di origine straniera, pari circa al 30%
7.000 di questi, di origine balcanica
5.200 i marocchini
3.500 i romeni
675 milioni di € la cifra promessa in tre anni dal piano carceri di Alfano
9.150 i posti previsti in più
20 i nuovi padiglioni previsti

martedì 27 marzo 2012

SEVERINO IN TV

Carceri/ Severino: Verificheremo se riaprire Pianosa e Asinara
E sulle carceri: Cambiare filosofia, può essere luogo redenzione

                                                      Pianosa

"Sto insistendo per recuperare quella somma che è assolutamente necessaria per cambiare la filosofia del rapporto tra detenuto e il carcere. Il carcere deve essere un luogo certamente di punizione ma anche di redenzione, di ritorno alla società. Noi dobbiamo fare qualunque sacrificio perché questo avvenga". Così il ministro della Giustizia, Paola Severino Di Benedetto, intervistata da Speciale Tg1-l'inchiesta dedicata all'emergenza carceri, in onda questa sera. Sull'ipotesi di riaprire le carceri  di Pianosa e dell'Asinara, chiuse nel 1998, ha dichiarato: "Tra un pensierino e la decisione di riaprire queste carceri ci passa una bella distanza, ci passeranno delle verifiche. Io vorrei verificare la situazione dell'Asinara e di Pianosa, non perché necessariamente debbano essere riaperti ai 41bis, ma perché, per esempio, potrebbero essere dei luoghi per degli esperimenti che tengano conto anche dell'aspetto ambientale. Noi - ha aggiunto il Ministro -  abbiamo già un esperimento isolano molto importante che è quello della Gorgona nella quale alcuni detenuti lavorano sul territorio  per proteggere l'ambiente, per tutelarlo, per dare una mano in senso attivo alla protezione di ciò che li circonda. Ecco, se fosse possibile ripetere questo esperimento, perché chiudersi prima ancora di aver verificato?". Parlando del problema della carenza di personale di polizia penitenziaria, il ministro della Giustizia ha annunciato che quest'anno, per la prima volta, sarà immesso nuovo personale. "Avremo - ha detto  - 700 persone in più nell'organico. Il che non è poco in un momento nel quale c'è il blocco delle assunzioni. Siamo in controtendenza".

domenica 25 marzo 2012

CARCERI: SEVERINO, AVRO' GRANDE ATTENZIONE ALLA SANITA' DI OGNI DETENUTO


''La sanita' in carcere e' un tema complesso,che va affrontato mettendo in rete competenze di soggetti istituzionali, ma anche il contributo generoso, competente delle associazioni di volontariato e dei cappellani delle carceri che, da sempre, assicurano un supporto fondamentale nell'assistenza ai detenuti''. Lo scrive il Guardasigilli, Paola Severino, in un messaggio alla Cei, al seminario 'Salute e carcere: quale pastorale?', promosso dall'Ufficio nazionale per la pastorale della sanita'. ''Sono certa che da questa giornata di studio emergeranno analisi e proposte concrete, confermo il mio personale impegno nel seguire con la piu' alta attenzione il tema della sanita' in carcere''. ''L'encomiabile opera svolta dai Cappellani delle carceri - aggiunge il ministro - costituisce una preziosa e insostituibile testimonianza di vicinanza e assistenza verso coloro che vivono la condizione detentiva. Il concetto di salute della persona, infatti, non puo' essere confinato alla cura della malattia e delle dipendenze, in quanto investe l'esistenza delle persone che vivono una condizione di privazione della liberta' e quindi anche di deprivazione affettiva e di limitazione delle capacita' relazionali''. 

mercoledì 21 marzo 2012

CARCERE TRANI : IL DIRETTORE PIARULLI RINTUZZA GLI ATTACCHI DELL'OSAPP


     carcere Trani

Le osservazioni dell'Osapp su una supposta persistente violazione di taluni istituti contrattuali (orario di lavoro e lavoro straordinario) da parte della Direzione del carcere di Trani sono state rispedite prontamente al mittente da parte della dott.ssa Bruna PIARULLI,direttore del carcere tranese,che con una stringata ed efficace nota  ha comunicato al sindacato che nessuna violazione contrattuale si era registrata in data 1° marzo 2012 nell'ambito dell'attività lavorativa svolta dal personale di Polizia Penitenziaria di servizio al Nucleo traduzioni dell'istituto penitenziario.
Le intervenute modificazioni sui turni di servizio e l'effettuazione di prestazioni lavorative straordinare sono da imputarsi - ha precisato il tenace direttore del carcere tranese - a " non programmabili ed indifferibili esigenze di servizio".

INGHILTERRA

Decolla il dibatto su carceri e giustizia anche in Inghilterra

 

Non solo in Italia. Anche Nel Regno Unito la discussione sulle carceri come appendice di questioni gravissime inerenti la giustizia incomincia a decollare.Il dato nuovo riguarda l’accelerazione della discussione, che si sta spostando dai circuiti scientifici e degli operatori specializzati all’opinione pubblica.

Quotidiani come “Guardian” e “Independent” si affiancano ora anche alla “BBC” nel promuovere il coinvolgimento della politica e dei cittadini su una questione che sta diventando intollerabile anche qui.

Proprio questo periodo la “BBC Radio4” ha presentato uno speciale del programma Start of the Week con Andrew Marr dedicato al tema JUSTICE. Andrew Marr da una trentina d’anni copre il dibattito politico sia in radio che in televisione, una specie di icona giornalistica inglese noto per il tono spassionato con cui incalza i politici su questioni spesso scomode per chi fa politica ma fondamentali per i cittadini. Ma vediamo di cosa hanno parlato gli ospiti di Marr. Alla mezzora di discussione hanno preso parte diverse persone che hanno seguito le vicende carcerarie sia dall’interno, come John Podmore, che dall’esterno come organizzazioni politiche (Sharmi Chakrabati del movimento non-profit Liberty). E nello studio di Marr gli ospiti hanno anche avuto modo di parlare di una nuova commedia teatrale basata sulla Corte Penale Internazionale – una nuovissima commedia dove il famoso anti-eroe patafisico “Ubu Re” di Alfred Jarry viene portato alla International Criminal Court con esiti fra il satirico e il tragico.
Il dato da cui partire sono i circa 88mila detenuti: in rapporto alla popolazione si tratta di un valore molto preoccupante, mai così alto nella storia. Sembra che di fronte a diversi problemi difficili da gestire, come immigrazione,comportamenti giovanili anti-sociali, e violenza urbana, la risposta sia quella di ‘chiudere tutti dentro’ sperando che il problema passi. Ma non passa, anzi diventa un problema di legalità e di diritto, oltre che di giustizia in senso ampio (fairness).
Al dibattito Shrami Chakrabati ha efficacemente sostenuto che mentre i politici continuano a batter la grancassa della lawand order, trascurano la rule of law. Il contrasto fra queste due nozioni viene allo scoperto proprio nel nodo carcerario, espressione anche fisica, visiva e sociale.
Gli ospiti di Marr hanno ricordato ancora una volta come la stragrande maggioranza delle ricerche sul caso inglese abbiano concluso che il carcere si caratterizza come una delle strategie meno efficienti per conseguire l’obiettivo della riabilitazione. Allora – la trasmissione ha insistito sul punto – dobbiamo chiederci per quali ragioni si cerchi nel carcere una soluzione e per quali problemi. Ammesso che sia una soluzione, non si tratta della soluzione di maggior efficacia se l’obbiettivo deve essere la riabilitazione. Anzi, diventa difficile trovare quale sia questo grande fine sociale dell’impennata delle carcerazioni, soprattutto se si osserva che i livelli di corruzione sono molto alti nelle carceri.
La società inglese, che ha livelli comparativamente modesti di corruzione, sta producendo corruzione dentro le carceri, con possibilità di contagio (ovviamente i carcerati escono e tornano nella società). Infine, molto interessante anche il dato sui livelli di età che continuano a salire: ci sono tanti carcerati di 70 – 80 anni di età. Questi non hanno bisogno di carcere, ma di assistenza sociale. Metterli negli ospedali penitenziari ha un costo altissimo e non è socialmente giustificabile. Tutto questo lascia poco sperare in una situazione di congiuntura economica come quella attuale. Diventa molto improbabile che i ministri investano risorse nel miglioramento delle carceri, per esempio aumentando il budget per istruzione e corsi nelle prigioni.
Conclusione: un deterioramento complessivo della condizione carceraria, una deriva pericolosa per la rule of law, un problema carceri che diventa problema di giustizia.

domenica 18 marzo 2012

DA DOVE ESCONO I SOLDI PER MANTENERE L'"ASTREA"?


di Cristiano Vella | 18 marzo 2012

Calciatori pagati con soldi pubblici, il ministero di Giustizia presidente dell’Astrea
La formazione milita nel campionato di serie D. I giocatori prendono fino a 1800 euro per due allenamenti alla settimana. A fine carriera po possono contare su un posto fisso nella polizia penitenziaria
Altri tempi quelli in cui Francesco Guccini cantava che la mamma aveva ragione nel dire che “un laureato vale più di un cantante”. In un bando del ministero di Grazia e Giustizia per entrare a far parte del corpo di polizia penitenziaria, infatti, una presenza in serie B vale come titolo 24 volte in più di un master in criminologia alla Harvard Law School. Il concorso è stato creato per risollevare le sorti dell’Astrea, squadra di calcio di serie D di proprietà del Ministero di Grazia e Giustizia.

Niente calciomercato dunque: dopo risultati non proprio esaltanti ecco che arriva il concorso per reclutare nuove e valide risorse. Ai fini della graduatoria finale contano poco laurea (1 punto) o master (0,5 punti), rispetto alla partecipazione a un campionato di serie C (8 punti), di serie B (12 punti) per non parlare di una convocazione in nazionale che garantisce 25 punti.

I vincitori del bando, poi, vengono inquadrati come dipendenti della polizia penitenziaria. Lo stipendio fisso non è di quelli che fanno girare la testa nella categoria (in serie D un attaccante da 20 goal a campionato arriva a prendere anche oltre 3mila euro al mese): dai 1300 ai 1800 euro, per sole due ore al giorno di allenamento e con le trasferte considerate alla stregua di missioni. Quello che fa la differenza, però, è che alla fine della carriera sportiva per i giocatori dell’Astrea non ci sarà nessun patema d’animo su cosa fare da grandi: saranno assegnati a lavoro d’ufficio in istituti penitenziari o comunque nel corpo della polizia penitenziaria.

Una squadra, l’Astrea, diversa dalle altre in tutto e per tutto: anche la gestione finanziaria infatti non ha nulla in comune con le altre squadre di serie D, che, non potendo contare sui soldi delle tv, ed essendo comunque poca roba i ricavi provenienti dalla vendita dei biglietti, fanno ampio ricorso alle sponsorizzazioni e, soprattutto, ai presidenti che mettono mano al portafoglio.

L’Astra, invece, di sponsor non ne ha, né sulla maglia bianco blu né al campo di gioco, lo stadio Casal del Marmo di Roma. Lo statuto della squadra dice che i fondi si basano su “somme stanziate sui capitoli di bilancio passivo del Ministero della Giustizia che consentono l’imputazione della spesa” e poi “fondi erogati dall’Ente Assistenza per il personale dell’Amministrazione penitenziaria” oltre che a contributi di Figc e Coni e introiti derivanti da vendita di biglietti e cessione di diritti televisivi e radiofonici.

E’ chiaro dunque che, almeno una parte del bilancio dell’Astrea, è a spese dei contribuenti. Un’altra parte è composta da una sorta di contribuzione volontaria del personale della polizia penitenziaria. Non è dato sapere però a quanto ammonti una voce e a quanto l’altra: il ministero non fornisce il bilancio dell’Astrea Calcio, e in ogni caso per le squadre di calcio dilettantistico il bilancio d’esercizio non è vincolante, ed è esonerato da molteplici obblighi che hanno i professionisti (redazione bilancio CEE, deposito presso il Registro delle Imprese ecc).

Elementi che fanno storcere il naso a chi il calcio lo fa in maniera tradizionale. Massimo Taddeo, presidente della Forza e Coraggio, squadra vicinissima a vincere lo scorso campionato di serie D a ilfattoquodiano.it dichiara: “Certo che se una squadra può offrire ai giocatori qualcosa come una sistemazione per la vita è avvantaggiata rispetto alle altre. Un calciatore, ovviamente, sa che solo pochi fortunati, specie in serie D, possono restare nel circuito del pallone come allenatori o direttori sportivi, perciò se qualcuno può offrire un lavoro che dura per sempre è chiaro che ha qualcosa in più rispetto alle concorrenti. In più, pensare che una squadra possa avvalersi, anche in misura minima, di soldi pubblici, è tutt’altro che simpatico”.

E in effetti non soltanto ai presidenti concorrenti, ma anche ai contribuenti la notizia dell’Astrea “squadra a statuto speciale” non è piaciuta: è partita su internet una petizione per chiedere al Ministero che cessino le assunzioni di calciatori e il finanziamento con soldi pubblici per l’Astrea. In ultimo c’è da pensare ai detenuti: vincere la tradizionale partitella di pallone contro le guardie per chi è dietro le sbarre ha spesso motivazioni che vanno oltre il semplice lato sportivo. Chi glielo dice adesso che dovranno battere dei campioni?

www.ilfattoquotidiano.it

domenica 11 marzo 2012

EFFETTO DELLE NUOVE LEGGI

Nelle carceri in calo il numero di detenuti"

Così il nuovo presidente del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino. "Andiamo da un picco di quasi 69 mila detenuti - afferma – a 66.600 di qualche giorno fa".


"Nelle carceri in calo il numero di detenuti"
Carcere

ROMA - Nelle carceri italiane, per la prima volta, è in calo il numero dei detenuti, per "l'effetto delle nuove leggi" e per "un calo del numero dei reati puniti con la detenzione". Lo afferma il nuovo presidente del Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), Giovanni Tamburino in una intervista. "Andiamo da un picco di quasi 69 mila detenuti - afferma – a 66.600 di qualche giorno fa", "comunque rispetto ai 47-48 mila posti effettivi, abbiamo 66 mila detenuti e lo scarto è intollerabile". Tamburino pensa ad un nuovo modello di carcere 'leggerò per alcuni detenuti "in grado di assumere un impegno e rispettarlo". "Chi contravviene dovrà pagare seriamente il tradimento - aggiunge - . Ciò cambierà la vita interna in carcere le modalità della custodia". Il modello consiste nel consentire a circa 20 mila detenuti di lavorare in carcere, mentre per il capo del Dap è da rivedere l'uso del braccialetto elettronico. "A mio parere - prosegue Tamburino - occorre rivedere la questione perché se da oltre 10 anni si paga molto per un servizio pressoché inesistente è evidente che qualcosa non va".

sabato 10 marzo 2012

LE CONTINUE RICHIESTE DI IMMEDIATE ISPEZIONI SONO SOLO DELLE "NOTE DI COLORE " O " EFFETTO SCENICO". IL SAPPE DI TRANI CONTRO CERTI SINDACALISTI CHE CON COMUNICATI SINDACALI INCOMPRENSIBILI TENTANO DI OFFUSCARE LE CAPACITA PROFESSIONALI E L'ONESTA' DEGLI ALTRI!

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Sappe - Segreteria Provinciale Sede di Trani
telefono 392/6182003 Via Andria, 300 – Trani 
E-Mail: bruno_n@hotmail.it

Prot. n°18/12spb Trani, lì  05 marzo 2012

Al Direttore Reggente
Dr.ssa A. A. Bruna PIARULLI
Casa Circondariale
T R A N I
Al Segretario Generale SAPPE
Dott. Donato Capece
R O M A
Al Segretario Nazionale SAPPE
Federico Pilagatti
B A R I
Al Personale di Polizia Penitenziaria
Istituti Penitenziari
T R A N I

Oggetto: ingerenze e disinformazione sindacale posta in essere nei         confronti del N.T.P. della Casa Circondariale di Trani.

Questa Segreteria ancora una volta è costretta a intervenire per smentire chi,ostentando nelle sue bacheche, incomprensibili comunicati sindacali, offusca “ad personam”,le capacità professionali e l’onestà di alcuni poliziotti penitenziari, inoltrando comunicati sindacali agli Uffici più disparati dell’Amministrazione Penitenziaria. Premettiamo che da tempo questa O.S., come altre OO.SS., ha messo da parte questi “personaggi”, né tantomeno ci soffermiamo a rispondere alle singole affermazioni provocatorie che procurano inutili allarmismi o foraggiano continue richieste, a ciclostile, di “immediate ispezioni” che, riteniamo essere solo una “nota di colore o effetto scenico. Non entriamo nel merito di questi comunicati i quali, in quanto privi di fondamento, iniziano ad esporre il loro contenuto con un “sarebbe”, ma riteniamo doveroso fare chiarezza nei confronti dei colleghi, che giornalmente svolgono, con abnegazione e spirito di sacrificio, il loro lavoro, e che vengono confusi da notizie errate. Relativamente al N.T.P. di Trani, ricordiamo che l’attuale organico, con il relativo carico di lavoro, è di n. 41 unità, compreso il Coordinatore e vice Coordinatore, e non “circa 43 unità”. Inoltre, a comprova dell’infondatezza delle motivazioni contenute nei suddetti comunicati sindacali, che ostentano,con convulsione,l’“immediato allontanamento per accertata violazione nell’inserimento del PIL 27.3.2010 II.PP. Trani”, “del Vice Coord. del Ruolo Sost. Comm. Isp. Superiore”, si evidenzia che quest’ultimo, ha dato la sua disponibilità ad affiancare, in via temporanea, l’attuale Coordinatore del N.T.P. subentrante, in attesa dell’individuazione del nuovo Vice Coordinatore, per situazioni contingenti l’organizzazione del servizio stesso e secondo la vigente Organizzazione del Lavoro che prevede, tra l’altro, un periodo di affiancamento a chi ricopre un nuovo posto di servizio. Più in particolare l’affiancamento, nei posti di servizio che richiedono specifiche competenze, è espletato dal personale che risulta essere più esperto. Certamente, come normativamente previsto, l’attuale vice coordinatore pro-tempore del N.T.P. potrà lasciare il suo incarico quando il Coordinatore subentrante sarà stato messo in condizione di operare da solo e conoscere tutte le criticità del settore, per poi espletare l’incarico di Coordinatore di altra Unità Operative, in base alle responsabilità derivanti dal grado rivestito. Tanto si doveva per la necessaria chiarezza nei confronti di tutto il personale di Polizia Penitenziaria e dei nostri interlocutori, relativamente ad un’errata esposizione di parte.
Cordiali Saluti.

Il Segretario Provinciale  Sappe
Nunzio Bruno

mercoledì 7 marzo 2012

FORTE APPELLO-DENUNCIA DI MANNIELLO (SAPPe) E GRIPPO (UIL) AL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA DELLA BASILICATA


Forte appello-denuncia dei Segretari regionali dei sindacati di Polizia Penitenziaria della Basilicata Giuseppe Manniello (Sappe) e Giovanni Grippo (Uil) che,rivolgendosi al personale di Polizia Penitenziaria , criticano aspramente "certi sindacalisti che continuano a voler ignorare la realtà pensando di predicare bene ma continuando a razzolare male".Dopo una disamina di alcune vicende sindacali intervenute nell'ultima contrattazione svoltasi al carcere di Matera,i due dirigenti sindacali denunciano pubblicamente ed in  modo esplicito la mancanza di turn-over tra il personale di Polizia Penitenziaria in servizo da molti anni al Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria della Basilicata con sede a Potenza.Nel preannunciare azioni legali al fine di ripristinare il rispetto delle leggi nonchè la cessazione di situazioni di privilegio che dura da anni per  alcuni poliziotti, concludono il loro appello-denuncia con questa considerazione: "Questi signori sono convinti che il Provveditore li difenderà fino alla morte". Insomma c'è molto da riflettere sulle denunce fatte dai dai due sindacalisti e,soprattutto,su quest'ultima allarmante ed inquietante frase.


EMENDAMENTO DI RITA BERNARDINI DEL PD ( RADICALI)

Carceri, ok alle visite dei sindaci senza permesso


Passa in commissione Giustizia alla Camera, anche se con modifiche, la proposta presentata dai Radicali di estendere anche ai sindaci la visita senza permesso dei detenuti che si trovano reclusi in un istituto che insiste nel territorio del comune. E il governo, che aveva dato parere favorevole ad un emendamento soppressivo della Lega, secondo quanto riferiscono i parlamentari, e' andato sotto.In realta' la proposta presentata dalla Radicale Rita Bernardini era di estendere, tout court, ai sindaci ed ai presidenti di provincia la possibilita' di visita senza permesso. In commissione e' passato un emendamento 'di compromesso' di Lorenzo Ria (Udc) e sostenuto dal Pd - con parere contrario del governo - che prevede per i soli primi cittadini l'incontro con i detenuti per adempiere alle funzioni loro proprie, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 267 del 2000 che dispone, ad esempio come in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunita' locale. In commissione e' poi passato un emendamento a firma Bernardini che estende il sindacato ispettivo ai parlamentari europei, come nel cosiddetto dl salvacarceri, specificando "appartenenti all'Italia".

domenica 4 marzo 2012

STOP ALLA PROPOSTA DI LEGGE SUL LAVORO AI DETENUTI



Si ferma in Commissione Bilancio della Camera l'iter della proposta di legge sul reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, la cui discussione Aula era previsto per oggi. La Commissione Bilancio ha bocciato il testo unitario, nato da più proposte di legge, per mancanza della copertura finanziaria.Le quattro proposte, confluite in un unico testo e presentate da diversi gruppi parlamentari, puntavano all'inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, anche attraverso maggiori sgravi fiscali alle imprese che avessero assunto lavoratori detenuti. La bocciatura da parte della Commissione Bilancio era in qualche modo attesa: già ieri il governo aveva anticipato che per i provvedimenti mancavano le copertura finanziarie. Tra i relatori del testo, anche Alessia Mosca del Pd che aveva spiegato: "la legge prevede un allargamento delle possibilità che oggi sono date dalla legge Smuraglia e cerca di incentivare il lavoro nelle carceri. E' confermato da tutti i dati: si abbatte la recidiva. In Italia è altissima, pari all'80%. Con il lavoro subito dopo la scarcerazione si arriva al 15%. Questa proposta intende aumentare gli incentivi, sottoforma di credito d'imposta, per le aziende che fanno lavorare i detenuti". 
Della stessa idea Renato Farina del Pdl che ieri è intervenuto nell’Aula di Montecitorio dicendo: “incrementiamo il lavoro e chiunque sa di economia e lavoro sa che non ci deve essere invidia sociale se nasce del lavoro. Guai a creare invidia sociale tra quelli che lavorano in carcere e quelli fuori. Più lavoro c'è e più se ne crea. Questa è la grande verità dell'economia. Se chi esce dal carcere non distrugge la sicurezza, incrementa l'economia”.


domenica 26 febbraio 2012

L'EDUCATORE,QUESTO SCONOSCIUTTO


Buonasera, sono un educatore penitenziario, oggi ci chiamano funzionario giuridico pedagogico ma come si dice cambiano le parole ma la musica è la stessa! Entrando in carcere ogni giorno vivo sulla mia pelle tutte le cose che voi, giustamente dite e rivendicate.

Ascolto appena mi è possibile Radio Radicale e tutti i dibattiti sulle condizioni del carcere e sui modi più giusti per migliorare le condizioni di vita dei detenuti per primi ma anche degli operatori e condivido pienamente. Però mi chiedo perché quando parlare di operatori nominate la Polizia Penitenziaria (e non agenti di custodia come ho sentito dire proprio oggi alla radio) i direttori, gli psicologi, i medici e addirittura i volontari. Ma raramente ho sentito parlare degli educatori.

Saprete certamente che come figura professionale lavoriamo a strettissimo contatto con i detenuti e che condividiamo il peso del lavoro soprattutto con i colleghi della Polizia Penitenziaria, molto di più di tutte le altre figure professionali. Ovviamente in una comunità complessa come quella del carcere ogni figura ha la sua funzione ed è importante a prescindere dal ruolo che svolge. Tutti cerchiamo di fare del nostro meglio per cercare di rendere la situazione meno drammatica.
Proprio per questo mi sento “offesa” dal fatto che non ci siano mai parole anche in nostro favore, come se non esistessimo. Credo che sappiate le tante competenze dell’educatore penitenziario, il fatto che siamo i primi ad essere chiamati in causa in situazioni di disagio nella quotidianità dei ristretti, il fatto che lavoriamo anche noi con organici ridottissimi, il fatto che ci chiedono di “inventarci” ogni giorno modi che possano contribuire alla rieducazione dei detenuti, con sempre meno risorse. 
Credo che sappiate che facciamo parte dei consigli di disciplina, del gruppo osservazione e trattamento, che teniamo contatti con la Magistratura di Sorveglianza e che siamo chiamati a fare moltissime altre cose. La nostra figura professionale ha oggi un nome per così dire altisonante “funzionario di area pedagogica”... ma provate ad informarvi a quanto ammontano i nostri stipendi e metteteli poi in rapporto al carico di lavoro e alle responsabilità umane e professionali che caratterizzano il nostro lavoro. Apprezzo molto tutto quello che fate ma per favore dateci almeno la soddisfazione di essere ricordati come parte della comunità carceraria alle pari delle altre figure istituzionali e non, perché ne facciamo parte a pieno titolo!


PROSSIMA ASSUNZIONE FUNZIONARI GIURIDICO-PEDAGOGICI

Sarebbe prossima l'assunzione di 32 Funzionari giuridico-pedagogici (ex Educatori) che saranno assegnati,secondo una previsione distributiva del DAP,negli istituti penitenziari del Nord.

sabato 25 febbraio 2012

INTERROGAZIONE DEL PD


MASERATI  DAP: GIOVANELLI (PD), VENDERE E RECUPERARE I COSTI


 - Le Maserati posteggiate nei garages del Dap sono diventate lo spunto per un'interrogazione al Ministro della Giustizia, da parte del deputato del Pd, Oriano Giovanelli. Le auto di lusso, del valore unitario di circa 100 mila euro finite a riposto in virtù di una politica economica di rigore dettata dal particolare momento storico che ci troviamo a vivere, non sarebbero utilizzate. Il deputato del Pd chiede quindi se il Ministro sia a conoscenza della questione, di definire il numero esatto delle autovetture Maserati ferme e il loro costo unitario, chi ha autorizzato tale spesa e il concessionario che ha vinto la gara. Chiede inoltre quali iniziative intenda prendere il ministro interrogato relativamente all’alienazione di dette vetture; quali disposizioni intenda dare ai suoi uffici affinché fatti così disdicevoli non abbiano a ripetersi e quali provvedimenti intenda dare uso nei confronti di chi ha assunto la decisione di acquistare tali auto.

mercoledì 22 febbraio 2012

IL CARCERE VISTO DA UNA PARTE

Storia del carcere in Italia

Il 2009 è stato l’anno in cui l’Italia ha battuto il primato dei morti per suicidio in carcere: 72, con un aumento nel decennio 2000-09 del 300% rispetto al decennio 1960-69. Questo dato è ragione sufficiente per leggere Camosci e girachiavi. Storia del carcere in Italia (Laterza, 2009, 18 Euro), dello storico Christian G. De Vito, definito dal prefatore Guido Neppi Modena come “finalmente una storia dalla parte dei detenuti” (viii). E proprio i detenuti sono i “camosci” cui si riferisce l’originale titolo, così chiamati nel gergo carcerario per via della loro uniforme, mentre è più intuitivo che i “girachiavi” siano le guardie penitenziarie.

La scelta di un titolo così interno alla realtà carceraria si spiega con la formazione di De Vito, che non è solo un serio ricercatore perfezionatosi alla Normale di Pisa, ma anche un appassionato sostenitore dei diritti sociali e civili. Durante questi anni di servizio civile, l’autore ha potuto raccogliere un’inedita e ricca documentazione rappresentativa dell’universo penitenziario italiano visto dal di dentro, sommando alle fonti più istituzionali una vasta memorialistica (in particolare le lettere dei detenuti, e fra queste soprattutto quelle sequestrate dalla direzione e mai spedite) relativa agli istituti di pena o alle case circondariali di sedici città italiane.


                                                          

Il volume è organizzato secondo uno schema cronologico, affrontando nel capitolo I la fase conclusiva della Seconda guerra mondiale e il dopoguerra, con l’antagonismo fra le autorità della Repubblica Sociale Italiana, per lo più inclini a mantenere la propria giurisdizione sulle carceri, e quelle naziste, che invece “non ritenevano di aver bisogno di alcuna giustificazione giuridica per effettuare il trasferimento dei detenuti nelle fabbriche e nelle carceri tedesche” (6) oltre che nei campi di Dachau, Mauthausen, Ebensee. Nel capitolo II il “carcere morale” degli anni del boom economico fino ai Sessanta, raccontato anche dalla formidabile inchiesta giornalistica di Benelli e Fedeli, reporter de Il Tempo, che in dieci puntate settimanali presentarono alla nuova Italia del boom economico un ritratto tremendo della realtà carceraria. Nel capitolo III, l’autore riferisce degli anni successivi alla contestazione del 1968, con la comparsa di campagne da parte di artisti politicamente impegnati, soprattutto Dario Fo e Franca Rame, e la fondazione del Soccorso rosso e del Soccorso rosso militante.

mercoledì 15 febbraio 2012

DETENUTI PRESENTI NELLE CARCERI AL 31 GENNAIO 2012


Situazione al 31/01/2011

Capienza degli istituti e detenuti presenti per regione di detenzione


REGIONE
 
                                      CAPIENZA                                              DETENUTI PRESENTI

                                
Ist. 
 D 
   U        Totale
Donne
Uomini
Totale
ABRUZZO
8
64
1.467
1.531
66
1.942
2.008
BASILICATA
3
24
416
440
18
457
475
CALABRIA
12
32
1.843
1.875
55
2.991
3.046
CAMPANIA
17
216
5.550
5.766
328
7.681
8.009
EMILIA ROMAGNA
13
124
2.329
2.453
144
3.880
4.024
FRIULI VENEZIA GIULIA
5
35
513
548
30
835
865
LAZIO
14
316
4.522
4.838
456
6.403
6.859
LIGURIA
7
47
1.041
1.088
95
1.701
1.796
LOMBARDIA
19
491
4.907
5.398
575
8.837
9.412
MARCHE
7
16
759
775
39
1.147
1.186
MOLISE
3
0
401
401
0
510
510
PIEMONTE
13
150
3.478
3.628
164
4.906
5.070
PUGLIA
11
181
2.282
2.463
216
4.317
4.533
SARDEGNA
12
53
1.984
2.037
55
2.050
2.105
SICILIA
27
322
5.132
5.454
200
7.254
7.454
TOSCANA
18
155
3.031
3.186
176
3.985
4.161
TRENTINO ALTO ADIGE
2
46
474
520
14
342
356
UMBRIA
4
74
1.060
1.134
73
1.596
1.669
VALLE D'AOSTA
1
6
175
181
0
265
265
VENETO
10
211
1.761
1.972
168
3.002
3.170
Totale nazionale
206
2.563
43.125
45.688
2.872
64.101
66.973
Fonte: D.A.P - Ufficio per lo Sviluppo e la Gestione del Sistema Informativo Automatizzato - SEZIONE STATISTICA