mercoledì 22 febbraio 2012

IL CARCERE VISTO DA UNA PARTE

Storia del carcere in Italia

Il 2009 è stato l’anno in cui l’Italia ha battuto il primato dei morti per suicidio in carcere: 72, con un aumento nel decennio 2000-09 del 300% rispetto al decennio 1960-69. Questo dato è ragione sufficiente per leggere Camosci e girachiavi. Storia del carcere in Italia (Laterza, 2009, 18 Euro), dello storico Christian G. De Vito, definito dal prefatore Guido Neppi Modena come “finalmente una storia dalla parte dei detenuti” (viii). E proprio i detenuti sono i “camosci” cui si riferisce l’originale titolo, così chiamati nel gergo carcerario per via della loro uniforme, mentre è più intuitivo che i “girachiavi” siano le guardie penitenziarie.

La scelta di un titolo così interno alla realtà carceraria si spiega con la formazione di De Vito, che non è solo un serio ricercatore perfezionatosi alla Normale di Pisa, ma anche un appassionato sostenitore dei diritti sociali e civili. Durante questi anni di servizio civile, l’autore ha potuto raccogliere un’inedita e ricca documentazione rappresentativa dell’universo penitenziario italiano visto dal di dentro, sommando alle fonti più istituzionali una vasta memorialistica (in particolare le lettere dei detenuti, e fra queste soprattutto quelle sequestrate dalla direzione e mai spedite) relativa agli istituti di pena o alle case circondariali di sedici città italiane.


                                                          

Il volume è organizzato secondo uno schema cronologico, affrontando nel capitolo I la fase conclusiva della Seconda guerra mondiale e il dopoguerra, con l’antagonismo fra le autorità della Repubblica Sociale Italiana, per lo più inclini a mantenere la propria giurisdizione sulle carceri, e quelle naziste, che invece “non ritenevano di aver bisogno di alcuna giustificazione giuridica per effettuare il trasferimento dei detenuti nelle fabbriche e nelle carceri tedesche” (6) oltre che nei campi di Dachau, Mauthausen, Ebensee. Nel capitolo II il “carcere morale” degli anni del boom economico fino ai Sessanta, raccontato anche dalla formidabile inchiesta giornalistica di Benelli e Fedeli, reporter de Il Tempo, che in dieci puntate settimanali presentarono alla nuova Italia del boom economico un ritratto tremendo della realtà carceraria. Nel capitolo III, l’autore riferisce degli anni successivi alla contestazione del 1968, con la comparsa di campagne da parte di artisti politicamente impegnati, soprattutto Dario Fo e Franca Rame, e la fondazione del Soccorso rosso e del Soccorso rosso militante.

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