mercoledì 21 marzo 2012

INGHILTERRA

Decolla il dibatto su carceri e giustizia anche in Inghilterra

 

Non solo in Italia. Anche Nel Regno Unito la discussione sulle carceri come appendice di questioni gravissime inerenti la giustizia incomincia a decollare.Il dato nuovo riguarda l’accelerazione della discussione, che si sta spostando dai circuiti scientifici e degli operatori specializzati all’opinione pubblica.

Quotidiani come “Guardian” e “Independent” si affiancano ora anche alla “BBC” nel promuovere il coinvolgimento della politica e dei cittadini su una questione che sta diventando intollerabile anche qui.

Proprio questo periodo la “BBC Radio4” ha presentato uno speciale del programma Start of the Week con Andrew Marr dedicato al tema JUSTICE. Andrew Marr da una trentina d’anni copre il dibattito politico sia in radio che in televisione, una specie di icona giornalistica inglese noto per il tono spassionato con cui incalza i politici su questioni spesso scomode per chi fa politica ma fondamentali per i cittadini. Ma vediamo di cosa hanno parlato gli ospiti di Marr. Alla mezzora di discussione hanno preso parte diverse persone che hanno seguito le vicende carcerarie sia dall’interno, come John Podmore, che dall’esterno come organizzazioni politiche (Sharmi Chakrabati del movimento non-profit Liberty). E nello studio di Marr gli ospiti hanno anche avuto modo di parlare di una nuova commedia teatrale basata sulla Corte Penale Internazionale – una nuovissima commedia dove il famoso anti-eroe patafisico “Ubu Re” di Alfred Jarry viene portato alla International Criminal Court con esiti fra il satirico e il tragico.
Il dato da cui partire sono i circa 88mila detenuti: in rapporto alla popolazione si tratta di un valore molto preoccupante, mai così alto nella storia. Sembra che di fronte a diversi problemi difficili da gestire, come immigrazione,comportamenti giovanili anti-sociali, e violenza urbana, la risposta sia quella di ‘chiudere tutti dentro’ sperando che il problema passi. Ma non passa, anzi diventa un problema di legalità e di diritto, oltre che di giustizia in senso ampio (fairness).
Al dibattito Shrami Chakrabati ha efficacemente sostenuto che mentre i politici continuano a batter la grancassa della lawand order, trascurano la rule of law. Il contrasto fra queste due nozioni viene allo scoperto proprio nel nodo carcerario, espressione anche fisica, visiva e sociale.
Gli ospiti di Marr hanno ricordato ancora una volta come la stragrande maggioranza delle ricerche sul caso inglese abbiano concluso che il carcere si caratterizza come una delle strategie meno efficienti per conseguire l’obiettivo della riabilitazione. Allora – la trasmissione ha insistito sul punto – dobbiamo chiederci per quali ragioni si cerchi nel carcere una soluzione e per quali problemi. Ammesso che sia una soluzione, non si tratta della soluzione di maggior efficacia se l’obbiettivo deve essere la riabilitazione. Anzi, diventa difficile trovare quale sia questo grande fine sociale dell’impennata delle carcerazioni, soprattutto se si osserva che i livelli di corruzione sono molto alti nelle carceri.
La società inglese, che ha livelli comparativamente modesti di corruzione, sta producendo corruzione dentro le carceri, con possibilità di contagio (ovviamente i carcerati escono e tornano nella società). Infine, molto interessante anche il dato sui livelli di età che continuano a salire: ci sono tanti carcerati di 70 – 80 anni di età. Questi non hanno bisogno di carcere, ma di assistenza sociale. Metterli negli ospedali penitenziari ha un costo altissimo e non è socialmente giustificabile. Tutto questo lascia poco sperare in una situazione di congiuntura economica come quella attuale. Diventa molto improbabile che i ministri investano risorse nel miglioramento delle carceri, per esempio aumentando il budget per istruzione e corsi nelle prigioni.
Conclusione: un deterioramento complessivo della condizione carceraria, una deriva pericolosa per la rule of law, un problema carceri che diventa problema di giustizia.

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