Giustizia: rinviato l'esame del decreto carceri, in Senato si cerca una soluzione condivisa |
Agi, 19 gennaio 2012
Lunga riunione oggi in Senato, dopo lo slittamento alla prossima settimana del dl sul sovraffollamento carcerario, fra il ministro della Giustizia, Paola Severino, e i due relatori - Berselli (Pdl) e Maritati (Pd) - del provvedimento.
Un incontro a cui ha preso parte, fra l'altro, anche l'ex Guardasigilli Nitto Palma, le cui parole, stamattina in Aula, sono suonate all'orecchio della capogruppo dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, "un'orazione funebre" al provvedimento.
"Si sta lavorando ad una soluzione concordata per approvare un provvedimento mantenendo la compattezza del Pdl e del Pd", spiega ai giornalisti il presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli, lasciando la sala del governo. Sul tappeto tre proposte: quella del governo che introduce le camere di sicurezza come possibile "spazio" per gli arrestati in attesa di convalida; quella dei relatori che modulano le 48 ore di attesa del primo provvedimento del magistrato fra domiciliari, celle di sicurezza, ed istituti penitenziari; quella del pidiellino ed ex ministro della Giustizia, Nitto Palma, che modula lo stesso passaggio fra domiciliari e casa circondariale in base alla disciplina degli arresti.
Riunione emergenza su nodi tecnici e politici, rinvio a martedì
Battuta d'arresto, nell'aula del Senato, per la maggioranza che sostiene il governo Monti e a farne le spese, per primo, è il decreto legge sulle carceri del Guardasigilli Paola Severino. Infatti, con scrutinio segreto chiesto dalla Lega, sono spuntati 27 franchi tiratori, tra i quali ci sarebbero soprattutto i 'falchì del Pdl desiderosi di tornare alla precedente alleanza con il Carroccio.
Il governo è corso ai ripari rinviando l'iter del dl al prossimo martedì e Severino, vista la difficoltà della navigazione, ha subito convocato una riunione d'emergenza con i relatori del decreto, Alberto Maritati e Filippo Berselli, per cercare una via d'uscita al groviglio di nodi politici e tecnici venuti a galla.
La cartina di tornasole della fronda malpancista è stato il voto sull'emendamento presentato dai leghisti Sandro Mazzatorta e Sergio Divina che chiedevano la soppressione dell'articolo 1 del dl, quello sull'uso delle camere di sicurezza. È questa, in vero, la norma più contestata del provvedimento che mira a deflazionare il sovraffollamento dei penitenziari disponendo la detenzione nelle questure e nelle caserme di chi è colto in flagrante a commettere reati non gravi e deve attendere la conferma del fermo.
Contro questa disposizione, sulla quale non sono mancate le obiezioni delle stesse forze di polizia per l'inadeguatezza delle celle e la mancanza di uomini da destinare alla vigilanza, ha manifestato forti critiche l'ex ministro della giustizia Nitto Palma tirando acqua al mulino della Lega. La capogruppo del Pd Anna Finocchiaro lo ha subito accusato di essere un Marco Antonio che porta sulle braccia il cadavere del decreto.
Secondo Finocchiaro dietro l'intervento di Palma si nasconde "un dubbio, un disagio, un embrione di scelta politica per bloccare questo provvedimento". Per questo, ha insistito, "bisogna votare l'emendamento soppressivo della Lega e respingerlo: se la maggioranza lo farà, vorrà dire che la mia preoccupazione politica è domabile. Altrimenti le mie previsioni sono, ahimè, realistiche!".
La votazione è finita a 198 sì, 52 no, e tre astenuti. I voti della Lega al Senato sono 25: dunque 27 franchi tiratori si sono aggiunti all'emendamento Mazzatorta-Divina determinando l'impasse del decreto. I lavori riprenderanno martedì pomeriggio. L'ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli ha avuto buon gioco a commentare il rinvio sottolineando che "la maggioranza del governo Monti non riesce ad andare avanti perché ci sono due pezzi della stessa maggioranza molto diversi, e ci sono grossi malumori nel Pdl per il sostegno a questo esecutivo sempre più connotato come di centrosinistra".
Uno scontro tutto di merito, superabile con una soluzione tecnica: così l'ex ministro della Giustizia Nitto Palma (Pdl) descrive la sua presa di posizione sul decreto Severino che affronta il tema del sovraffollamento delle carceri. Dopo aver partecipato a palazzo Madama a un vertice con il ministro e i relatori (Pdl e Pd) del provvedimento arenatosi stamane nell'aula del Senato, Palma, la cui posizione è sostenuta anche dall'ex sottosegretario Giacomo Caliendo, anche lui senatore Pdl, ha spiegato ai cronisti che lui "condivide il principio" contenuto nel decreto ma ha aggiunto: "Nella norma chiamata in causa dall'emendamento dei relatori che prevede la custodia degli arrestati in prima istanza ai domiciliari sono ricompresi reati per i quali c'è l'arresto obbligatorio in flagranza, come il furto in appartamento, il furto con strappo e il 73 (del Testo unico sulle droghe, ndr) che sono reati di grande allarme sociale, per i quali non voteremo mai, o almeno, io non voterò mai l'arresto domiciliare, a meno che non resti al pubblico ministero il potere di deciderli". Secondo Palma, tuttavia, nella riunione col ministro "abbiamo fatto un approfondimento, mi sembra che si possa raggiungere un accordo". Di tutt'altro avviso Alberto Maritati (Pd), relatore del provvedimento insieme a Filippo Berselli del Pdl: "È un problema politico interno al Pdl, va risolto".
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