domenica 26 febbraio 2012

L'EDUCATORE,QUESTO SCONOSCIUTTO


Buonasera, sono un educatore penitenziario, oggi ci chiamano funzionario giuridico pedagogico ma come si dice cambiano le parole ma la musica è la stessa! Entrando in carcere ogni giorno vivo sulla mia pelle tutte le cose che voi, giustamente dite e rivendicate.

Ascolto appena mi è possibile Radio Radicale e tutti i dibattiti sulle condizioni del carcere e sui modi più giusti per migliorare le condizioni di vita dei detenuti per primi ma anche degli operatori e condivido pienamente. Però mi chiedo perché quando parlare di operatori nominate la Polizia Penitenziaria (e non agenti di custodia come ho sentito dire proprio oggi alla radio) i direttori, gli psicologi, i medici e addirittura i volontari. Ma raramente ho sentito parlare degli educatori.

Saprete certamente che come figura professionale lavoriamo a strettissimo contatto con i detenuti e che condividiamo il peso del lavoro soprattutto con i colleghi della Polizia Penitenziaria, molto di più di tutte le altre figure professionali. Ovviamente in una comunità complessa come quella del carcere ogni figura ha la sua funzione ed è importante a prescindere dal ruolo che svolge. Tutti cerchiamo di fare del nostro meglio per cercare di rendere la situazione meno drammatica.
Proprio per questo mi sento “offesa” dal fatto che non ci siano mai parole anche in nostro favore, come se non esistessimo. Credo che sappiate le tante competenze dell’educatore penitenziario, il fatto che siamo i primi ad essere chiamati in causa in situazioni di disagio nella quotidianità dei ristretti, il fatto che lavoriamo anche noi con organici ridottissimi, il fatto che ci chiedono di “inventarci” ogni giorno modi che possano contribuire alla rieducazione dei detenuti, con sempre meno risorse. 
Credo che sappiate che facciamo parte dei consigli di disciplina, del gruppo osservazione e trattamento, che teniamo contatti con la Magistratura di Sorveglianza e che siamo chiamati a fare moltissime altre cose. La nostra figura professionale ha oggi un nome per così dire altisonante “funzionario di area pedagogica”... ma provate ad informarvi a quanto ammontano i nostri stipendi e metteteli poi in rapporto al carico di lavoro e alle responsabilità umane e professionali che caratterizzano il nostro lavoro. Apprezzo molto tutto quello che fate ma per favore dateci almeno la soddisfazione di essere ricordati come parte della comunità carceraria alle pari delle altre figure istituzionali e non, perché ne facciamo parte a pieno titolo!


PROSSIMA ASSUNZIONE FUNZIONARI GIURIDICO-PEDAGOGICI

Sarebbe prossima l'assunzione di 32 Funzionari giuridico-pedagogici (ex Educatori) che saranno assegnati,secondo una previsione distributiva del DAP,negli istituti penitenziari del Nord.

sabato 25 febbraio 2012

INTERROGAZIONE DEL PD


MASERATI  DAP: GIOVANELLI (PD), VENDERE E RECUPERARE I COSTI


 - Le Maserati posteggiate nei garages del Dap sono diventate lo spunto per un'interrogazione al Ministro della Giustizia, da parte del deputato del Pd, Oriano Giovanelli. Le auto di lusso, del valore unitario di circa 100 mila euro finite a riposto in virtù di una politica economica di rigore dettata dal particolare momento storico che ci troviamo a vivere, non sarebbero utilizzate. Il deputato del Pd chiede quindi se il Ministro sia a conoscenza della questione, di definire il numero esatto delle autovetture Maserati ferme e il loro costo unitario, chi ha autorizzato tale spesa e il concessionario che ha vinto la gara. Chiede inoltre quali iniziative intenda prendere il ministro interrogato relativamente all’alienazione di dette vetture; quali disposizioni intenda dare ai suoi uffici affinché fatti così disdicevoli non abbiano a ripetersi e quali provvedimenti intenda dare uso nei confronti di chi ha assunto la decisione di acquistare tali auto.

mercoledì 22 febbraio 2012

IL CARCERE VISTO DA UNA PARTE

Storia del carcere in Italia

Il 2009 è stato l’anno in cui l’Italia ha battuto il primato dei morti per suicidio in carcere: 72, con un aumento nel decennio 2000-09 del 300% rispetto al decennio 1960-69. Questo dato è ragione sufficiente per leggere Camosci e girachiavi. Storia del carcere in Italia (Laterza, 2009, 18 Euro), dello storico Christian G. De Vito, definito dal prefatore Guido Neppi Modena come “finalmente una storia dalla parte dei detenuti” (viii). E proprio i detenuti sono i “camosci” cui si riferisce l’originale titolo, così chiamati nel gergo carcerario per via della loro uniforme, mentre è più intuitivo che i “girachiavi” siano le guardie penitenziarie.

La scelta di un titolo così interno alla realtà carceraria si spiega con la formazione di De Vito, che non è solo un serio ricercatore perfezionatosi alla Normale di Pisa, ma anche un appassionato sostenitore dei diritti sociali e civili. Durante questi anni di servizio civile, l’autore ha potuto raccogliere un’inedita e ricca documentazione rappresentativa dell’universo penitenziario italiano visto dal di dentro, sommando alle fonti più istituzionali una vasta memorialistica (in particolare le lettere dei detenuti, e fra queste soprattutto quelle sequestrate dalla direzione e mai spedite) relativa agli istituti di pena o alle case circondariali di sedici città italiane.


                                                          

Il volume è organizzato secondo uno schema cronologico, affrontando nel capitolo I la fase conclusiva della Seconda guerra mondiale e il dopoguerra, con l’antagonismo fra le autorità della Repubblica Sociale Italiana, per lo più inclini a mantenere la propria giurisdizione sulle carceri, e quelle naziste, che invece “non ritenevano di aver bisogno di alcuna giustificazione giuridica per effettuare il trasferimento dei detenuti nelle fabbriche e nelle carceri tedesche” (6) oltre che nei campi di Dachau, Mauthausen, Ebensee. Nel capitolo II il “carcere morale” degli anni del boom economico fino ai Sessanta, raccontato anche dalla formidabile inchiesta giornalistica di Benelli e Fedeli, reporter de Il Tempo, che in dieci puntate settimanali presentarono alla nuova Italia del boom economico un ritratto tremendo della realtà carceraria. Nel capitolo III, l’autore riferisce degli anni successivi alla contestazione del 1968, con la comparsa di campagne da parte di artisti politicamente impegnati, soprattutto Dario Fo e Franca Rame, e la fondazione del Soccorso rosso e del Soccorso rosso militante.

mercoledì 15 febbraio 2012

DETENUTI PRESENTI NELLE CARCERI AL 31 GENNAIO 2012


Situazione al 31/01/2011

Capienza degli istituti e detenuti presenti per regione di detenzione


REGIONE
 
                                      CAPIENZA                                              DETENUTI PRESENTI

                                
Ist. 
 D 
   U        Totale
Donne
Uomini
Totale
ABRUZZO
8
64
1.467
1.531
66
1.942
2.008
BASILICATA
3
24
416
440
18
457
475
CALABRIA
12
32
1.843
1.875
55
2.991
3.046
CAMPANIA
17
216
5.550
5.766
328
7.681
8.009
EMILIA ROMAGNA
13
124
2.329
2.453
144
3.880
4.024
FRIULI VENEZIA GIULIA
5
35
513
548
30
835
865
LAZIO
14
316
4.522
4.838
456
6.403
6.859
LIGURIA
7
47
1.041
1.088
95
1.701
1.796
LOMBARDIA
19
491
4.907
5.398
575
8.837
9.412
MARCHE
7
16
759
775
39
1.147
1.186
MOLISE
3
0
401
401
0
510
510
PIEMONTE
13
150
3.478
3.628
164
4.906
5.070
PUGLIA
11
181
2.282
2.463
216
4.317
4.533
SARDEGNA
12
53
1.984
2.037
55
2.050
2.105
SICILIA
27
322
5.132
5.454
200
7.254
7.454
TOSCANA
18
155
3.031
3.186
176
3.985
4.161
TRENTINO ALTO ADIGE
2
46
474
520
14
342
356
UMBRIA
4
74
1.060
1.134
73
1.596
1.669
VALLE D'AOSTA
1
6
175
181
0
265
265
VENETO
10
211
1.761
1.972
168
3.002
3.170
Totale nazionale
206
2.563
43.125
45.688
2.872
64.101
66.973
Fonte: D.A.P - Ufficio per lo Sviluppo e la Gestione del Sistema Informativo Automatizzato - SEZIONE STATISTICA


giovedì 9 febbraio 2012



 
SANITA' PENITENZIARIA IN BASILICATA.

NUOVO PROTOCOLLO D'INTESA SIGLATO TRA REGIONE BASILICATA E PROVVEDITORATO REGIONALE DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA.

Oggi la firma di un protocollo d’intesa articolato su salute, prevenzione, formazione e articolazione del disagio per detenuti e internati nei centri minorili. Martorano: “Salute costituzionalmente garantita a tutti”. Garantire a quanti scontano periodi di detenzione presso gli Istituti di Pena o i Centri per la Giustizia Minorile elevati standard di tutela della salute, occupandosi non solo della cura di eventuali patologie e dipendenze, ma anche di prevenzione, educazione sanitaria, formazione a una corretta igiene.
È lo scopo che si propone un protocollo d’intesa sottoposto questa mattina alla firma di Regione Basilicata, nella persona dell’assessore alla Salute Attilio Martorano, Provveditorato Regionale dell’amministrazione penitenziaria, rappresentato dal provveditore Salvatore Acerra e Centro per la Giustizia Minorile per la Calabria e la Basilicata, rappresentato dal Direttore Angelo Meli.
Il protocollo, che si inquadra nel passaggio alle Regioni di tutte le funzioni sanitarie svolte prima in questo settore da organismi del Ministero della Giustizia, è stato definito a seguito di un confronto che si è sviluppato all’interno dell’Osservatorio permanente sulla Sanità Penitenziaria e a cui hanno contribuito, oltre all’assessorato e alle amministrazioni che hanno sottoscritto l’intesa, le due Aziende Sanitarie Locali di Potenza e Matera. In particolare, il Protocollo prevede che all’interno delle strutture penitenziarie e nel quadro delle competenze dei Servizi della Giustizia Minorile, vengano attivati tutti gli interventi idonei alla tutela della salute delle persone detenute, degli internati, e dei minori sottoposti a procedimento penale. Gli interventi vengono predisposti a cura delle Asl con le amministrazioni del Ministero della Giustizia che collaboreranno per quanto di propria competenza e, in particolare, il personale medico opererà nella piena autonomia professionale, rispettando però le norme in materia di sicurezza che saranno dettate dalle amministrazioni della Giustizia.
Sul versante più direttamente operativo, il protocollo prevede che all’interno degli istituti ci sia un servizio medico ed un servizio infermieristico entrambi attivi 24 ore su 24, che tutte le prestazioni sanitarie erogabili in loco siano erogate direttamente all’interno della struttura e che per i ricoveri ospedalieri ci siano spazi appositi e specifici servizi di sorveglianza. Lo stesso protocollo prevede anche l’erogazione di assistenza e cure per la salute mentale e contro le dipendenze da alcol e droga e specifici programmi per la tutela della salute dei detenuti disabili e portatori di handicap.
Tra glia ltri servizi previsti dal protocollo anche uno dedicato ai nuovi giunti negli istituti e a ridurre il disagio psicologico dei ristretti. In particolare è previsto un percorso di informazione, presa in carico ed accompagnamento interprofessionale rivolto ai nuovi giunti al fine di garantire standard minimi di vivibilità in una realtà sconosciuta e certamente non scelta. Per questo il protocollo prevede che “allo scopo di tutelare concretamente la dignità dei detenuti e l’umanità della pena. Dovranno essere previste una serie di iniziative volte a favorire il migliore inserimento degli stessi nel contesto detentivo”.
Inoltre, per i minorenni sottoposti a provvedimento penale e che abbiano problemi di tossicodipendenza, alcolismo o disagio psichico, è stato previsto l’invio in comunità terapeutiche che saranno individuate dalla Regione che provvederà pure al pagamento delle relative rette. Congiuntamente Asl e Centro per la Giustizia minorile, definiranno il programma terapeutico e socio riabilitativo per ciascuno di questi ragazzi, assicurando anche i trattamenti diagnostici specialistici e farmacologici del caso.
“Il diritto alla salute - ha spiegato l’assessore Martorano commentando l’intesa è un bene costituzionalmente garantito e anche i cittadini temporaneamente ristretti hanno uguale diritto all’assistenza sanitaria. Il protocollo che oggi firmiamo con l’amministrazione penitenziaria risponde a questo disegno. Con il trasferimento delle competenze alle Regioni andavano definite le modalità per condividere organizzazione, luoghi e tecnologie, nello sforzo di garantire equità nell’erogazione del servizio e pur tenendo in considerazione che gran parte delle attività saranno svolte in luoghi non vocati all’attività sanitaria. Uno sforzo particolare sarà quindi indirizzato a superare questo deficit infrastrutturale”.



www.basilicatanet.it, 6 febbraio 2012

mercoledì 8 febbraio 2012


 

Paola Severino


Decreto “Svuota Carceri”.

Il governo chiede la fiducia
 

Il Consiglio dei Ministri, appositamente convocato, ha prestato il proprio assenso a porre la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto-legge, su proposta del Presidente Monti e del Ministro della giustizia, Severino, in materia di contrasto al sovraffollamento nelle carceri (n. 211 del 2011 – Atto Camera n. 4909).
Una scelta probabilmente dettata dalla pioggia di emendamenti, 140, caduto sul decreto legge che il ministro della Giustizia Paola Severino ha proposto e il Consiglio dei ministri aveva approvato il 16 dicembre scorso. Decreto che però scade il 21 febbraio, con una discussione alla Camera che è iniziata solo il 18 gennaio. Per evitare che diventi carta morta, il governo Monti ha scelto di porre la fiducia.
Intanto la Commissione Bilancio della Camera ha dato parere favorevole, però con condizioni, al decreto ”svuota carceri”. Dunque il provvedimento voluto dal Guardasigilli Paola Severino può essere sottoposto alla discussione dinanzi ai deputati in quanto il parere espresso da una commissione sulla copertura contiene solo ”osservazioni semplici e non vincolanti”. Nel primo pomeriggio la Commissione Bilancio aveva rinviato la sua decisione.
Ma cosa prevede il decreto svuota carceri? In cinque punti, introduce il divieto di portare in carcere le persone arrestate per reati di non particolare gravità, prima della loro presentazione dinanzi al giudice per la convalida dell’arresto e il giudizio direttissimo, per evitare le cosiddette “porte girevoli” in carcere, ovvero le detenzioni pari o inferiori a 48 ore. In questi casi l’arrestato dovrà essere, di norma, custodito dalle forze di polizia nelle camere di sicurezza nelle questure. Camere che però non godono di buona fama e soprattutto mancano di personale per la sorveglianza. Anche perché le detenzioni nei processi per direttissima riguardano 21-22 mila dei 68 mila che ora sovraffollano le strutture penitenziarie in Italia.
Il provvedimento estende inoltre a 18 mesi, dagli attuali 12, il periodo di pena finale da scontare ai domiciliari per le condanne non gravi. Le stime indicano in 3.300 i detenuti che potrebbero così tornare a casa. Infine, per l’adeguamento ed il potenziamento delle carceri viene autorizzata la spesa di 57,2 milioni di euro per il 2011